Le prime birre artigianali Italiane risalgono alla metà degli anni ’90, quando alcune persone, considerate dei veri e propri pionieri, decisero di produrre birra in modo artigianale, rifacendosi alle prime birre legate allo stile di produzione e smercio del Belgio e della Germania.

I luoghi di produzione si trovavano in Piemonte, Lombardia e nel Nord Est, ebbe inizio il movimento della birra artigianale italiana con l’apertura dei primi brewpub che all’estero già erano fiorenti.

La tradizione birraria in Italia era poco radicata, ma si ebbe in poco tempo un vero e proprio successo anche a livello internazionale, i fattori vincenti, sono stati la creatività, l’originalità e la fantasia che distinguono gli italiani.

C’è stata una vera e propria evoluzione della cultura birraria internazionale, i produttori di birre italiane artigianali hanno raggiunto tassi di crescita e riconoscimenti impensabili. Nonostante la birra abbia una tradizione lunga quanto quella del vino e possegga una più ampia varietà di stili e sapori, viene ancora considerata una bevanda meno complessa da molte persone.

Le birre artigianali hanno disegnato una nuova figura di consumatore in Italia, più attento ed esigente, portato ad analizzare e valutare nuovi aromi e sapori. Nel 2004 lo svizzero Laurent Mousson e altri esperti e autorevoli conoscitori di birre, commentarono in modo favorevole questo stile birrario Italiano e in modo particolare la birra di castagne.

La birra di castagne

Il giovane movimento di birre artigianali Italiane ebbe un grande riconoscimento ufficiale nel 2006. Nel brewpub Grado Plato di Chieri, vicino Torino, ci fu una convention sulla birra di castagne, nella quale 10 produttori piemontesi e due ospiti uno del Lazio e uno della Liguria, ebbero un lusinghiero successo presentando le loro creazioni al numeroso pubblico di appassionati e addetti ai lavori.

L’unica cosa che queste birre artigianali avevano in comune era la castagna, per il resto ognuna di esse era molto diversa dalle altre, sia nell’aspetto sia dal punto di vista olfattivo e gustativo, ogni produttore aveva impiegato le castagne coltivate in modo diverso, nelle forme, nelle dimensioni e quindi nel sapore e nella struttura.

Ogni birraio oltre all’ampia gamma di castagne utilizzate, aveva applicato un processo produttivo diverso, secondo la propria filosofia, avevano usato castagne secche, affumicate, bollite, arrostite. Da allora oltre 40 birrai producono almeno una birra di castagne, altri invece ne hanno fatto un vero e proprio marchio di fabbrica.

Il birrificio Beltaine di Granaglione, nell’Appennino bolognese, usa, con variazioni sul tema, la castagna locale in molte delle proprie birre artigianali. Il birrificio Amiata di Arcidosso, situato in una località dove la coltivazione delle castagne è fiorente, utilizza due differenti tipologie di castagna, la Bastarda Rossa e la Marrombona.

Birra al farro

Per produrre le birre artigianali sono stati usati cereali, strettamente legati al territorio, usati nella fase di ammostamento, sia in forma maltata sia non maltata, insieme al malto d’orzo. Le birre più famose a livello internazionale sono quelle al farro, coltivato in Garfagnana, nel Lazio e in Abruzzo.

Roberto Giannarelli, nel suo birrificio la Petrognola situato nell’Alta Garfagnana, per produrre le sue birre artigianali usa il famoso farro locale. La sua birra più famosa è chiamata 100% Farro, prodotta da solo farro maltato.

Leonardo di Vincenzo, è un birraio di Roma che è riuscito ad esportare negli Stati Uniti la birra Duchessa prodotta con il farro che si produce nell’omonima area del Reatino tra il Lazio e l’Abruzzo.

Birre con cereali

Jurji Ferri, birraio abruzzese, produce la Ferrotta una birra artigianale con farro biologico e miele di acacia biologico, che viene prodotto da coltivatori e artigiani locali. Altri importanti produttori dlle migliori birre artigianali italiane adoperano altri cereali e varietà di frumento caratteristici coltivati localmente, come il grano tenero Solina, o il grano duro Senatore Cappelli, il grano duro Saragolla e il grano duro orientale Khorasan più conosciuto con il nome di Kamut. Nell’Italia centrale per produrre birre artigianali vengono utilizzati anche i cereali come la cicerchia per l’ambrata Cotta 37 e la lenticchia per la birra scura Cotta 74.

Birre alla frutta

I produttori di birre artigianali italiane, sono diventati sempre più innovatori e ricercatori che vogliono mantenere stretti legami con le tradizioni e le colture del proprio territorio. Sperimentano e usano le tante varietà di spezie, erbe, ortaggi, frutta e prodotti agricoli dei quali l’Italia è ricchissima.

Dopo le castagne e i cereali inusuali per produrre birra vengono usata frutta sia selvatica che coltivata e nascono birre straordinarie, come la Quarta Runa alla pesca e la Garbagnina con la ciliegia Bella di Garbagna.

In Campania troviamo la birra Syrentum del birrificio Sorrento, con buccia essiccata dei famosi limoni di Sorrento. Il birrificio Karma invece produce la birra Centesinale del casertano, con confettura di mela annurca. In Sicilia invece viene prodotta a Modica dal birrificio Rocca dei Conti la birra alla carruba.

Birra all’uva

In un paese tradizionalmente vinicolo come l’Italia, non poteva certo mancare la birra all’uva, dalle affinità naturali dei produttori di vino e i produttori di birra, sono nate solide collaborazioni. Il primo che pensato di produrre una birra con il mosto del vino è stato il sardo Nicola Perra proprietario del birrificio Barley, che per produrre la sua famosa birra BB10 usa la sepa (mosto cotto tradizionalmente impiegato per farcire i dolci) da pregiate uve Cannonau, mentre per birre BBevo e BB9 ha sperimentato con il Nasco e la Malvasia Inachis.

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